Redazionale

“Fallo fare a google!” recita una pubblicità che sta girando sui più importanti media. Ormai non è un segreto che i colossi del web, già da diversi anni, stiano investendo negli adolescenti e che, attualmente, concentrino i loro sforzi nei bambini, abbassando sempre di più l’età del “target” di riferimento. Il fatto che a maggio del 2017 la società biotech Usa «23andMe», cofondata dalla moglie di uno degli ideatori di Google, prenda il nome dalle 23 coppie di cromosomi che definiscono il Dna di ogni individuo, dovrebbe far riflettere…

C’è kidrex.org, il motore di ricerca di google dedicato ai bambini, Facebook con l’app Messenger Kids per i bambini messengerkids.com. Ce ne sono e ce ne saranno tante altre: SIRI, Cortana, Alexa… tutte accomunate da un solo ed unico(?) obiettivo: quello di garantire alle persone sicurezza, miglioramento della vita, insomma, il nostro benessere e della nostra famiglia. Non sono contraria a internet, tantomeno ai social, anzi, penso che sia una grande opportunità (abbiamo aperto il nostro primo sito 18 anni fa con tutto l’entusiasmo di poter condividere la nostra passione, ndr.).

È solo che vorrei un po’ meno social e un po’ più sociale, quella gioia che proviamo quando possiamo usare tutte e due le mani per abbracciare i nostri pargoli e non con una sola, perchè l’altra si è ormai fusa col cellulare. Magari farsi un selfie, ma per potersi rivedere tra dieci anni come eravamo e non solo per postarlo tra un gattino e il piatto che stiamo per gustare. Altrimenti, quando ai vostri figli che avrete cresciuto nel “benessere, sicurezza e social” si ritroveranno con il partner a dire: “facciamo un Figlio?”, probabilmente la risposta sarà: “fallo fare a google!” Buona lettura.