Redazionale

Cari genitori,

Nel 2016 uno studio australiano analizzò un campione di 12.000 genitori di dieci Stati diversi e dimostrò che la maggior parte dei bambini trascorre meno tempo all’aperto dei carcerati.

La pubblicazione della ricerca fece molto discutere per un po’, ma a parte lo stupore iniziale, poco è cambiato. Viviamo in un’epoca in cui spesso è considerato più semplice fare una passeggiata al centro commerciale, il gioco è sempre più mediato dalle nuove tecnologie e le attività all’aria aperta sono percepite come troppo complicate da organizzare.

Non tutte le città possono contare su parchi adatti ai bambini o su strutture sportive che siano dotate anche di spazi esterni. Poche scuole hanno a disposizione giardini e cortili.

Durante l’inverno ci preoccupiamo degli effetti del freddo sui piccoli e preferiamo che trascorrano il tempo libero ben protetti, al chiuso.
In realtà i benefici per chi cresce a contatto con la natura sono numerosi: i bambini che giocano all’aria aperta fanno il pieno di vitamina D, fortificano il sistema immunitario, sono più attenti, meno ansiosi e sviluppano una maggiore fiducia in loro stessi e nelle loro capacità.

Educare i più piccoli a stare all’aria aperta dovrebbe quindi essere una priorità.

La dr.ssa Nicla Lattanzio, pedagogista, nel suo articolo a pag. 26 ci parla di un nuovo modello educativo, quello dell’Outdoor Education, che punta a favorire il benessere psicofisico dei bambini proprio a partire dalla riscoperta della natura.

Pregustiamo già la possibilità di scorrazzare per il Metaverso con il nostro avatar, ma forse la vera sfida per il futuro, nostro e dei nostri figli, è trovare il modo di sfruttare i progressi tecnologici per ripensare il nostro stile di vita e il nostro rapporto con la Terra.

Chiara Carbone
Redazione Baby Magazine