Redazionale

Chi non auspica che il proprio figlio sia bello, intelligente, sano… Al punto che, proprio come diceva un noto cantante napoletano, “ogni scarrafone è bello a mamma soja..”, tutti noi commettiamo l’errore di usare un “peso” diverso quando giudichiamo i nostri pargoli, ci prodighiamo per rendere loro la vita il più facile possibile. Ci sforziamo in tutti i modi a volerli aiutare ma, così facendo, interferiamo con quella che è, e sarà, una nuova vita. È cosi! È naturale!

Ma, purtroppo, non è corretto. Come dice la nostra cara dottoressa Trallo (a pag .12): «Nulla sarà in grado di recuperare ciò che un bambino non ha spontaneamente imparato in famiglia e nell’ambiente in cui è cresciuto». Dobbiamo essere consapevoli che i nostri figli sono certamente fatti della nostra carne, condividono il nostro DNA, ma sono una vita nuova, che ha potenzialmente uno sviluppo, un’evoluzione che noi non possiamo neppure immaginare.

Non possiamo prevedere fino in fondo che, quello che facciamo oggi, sarà sicuramente un bene per la loro vita futura. Allora mi direte, cosa fare? Ho trovato in rete un articolo interessante (vedi pag. 11) di Victoria Prooday, una psicoterapeuta canadese, che raccomanda: «Insegnategli la responsabilità e l’indipendenza e non proteggetelo dai piccoli fallimenti, fornitegli opportunità di “annoiarsi”, perché è proprio nei momenti di noia che si risveglia la creatività…». Come saprete nessuno possiede la verità, ma questi sono – secondo me – dei validi consigli. Chi vivrà vedrà…

Buona lettura.