Redazionale

Qualche settimana fa ho partecipato a un’esposizione immersiva a tema palloncini.
Inevitabilmente il pubblico era costituito per lo più da bambini, accompagnati dai genitori.
L’atmosfera era chiassosa e di festa e i più piccoli erano entusiasti di tuffarsi in quel mondo colorato, incantati dagli effetti di luce e dalla grande piscina di palline.
Gli adulti, me compresa, riprendevano tutto con il fidato smartphone, scattando foto compulsivamente.

A un certo punto del percorso ci hanno fatto accedere a un un corridoio dove siamo stati sommersi dalle bolle di sapone e sono stata colpita da uno scambio tra una bambina e la madre che le chiedeva di sorridere e di mettersi in posa per le foto.
“Mamma, ma ti pare che io in questo momento posso pensare alle foto?” ha risposto la bambina infastidita.
La piccola aveva ragione.
Ci stavamo perdendo la magia.

Nella foga di registrare l’evento, non lo stavamo vivendo.
Da quel momento ho cercato di usare il cellulare il meno possibile.
Parliamo spesso di bambini e smartphone.
Di come già da piccolissimi, nonostante le raccomandazioni dell’OMS di evitare gli schermi prima dei due anni, ai bambini venga concesso di utilizzare i telefoni cellulari per intrattenersi al ristorante o durante i viaggi.

Ci indigniamo di come bambini alle elementari si ritrovino a gestire profili social e a pubblicare video e foto in pose da adolescenti.
Ma noi adulti, genitori, riflettiamo su quanto troppo spesso diamo il cattivo esempio? Se è legittimo aver voglia di conservare foto e ricordi dell’infanzia dei propri figli, è altrettanto importante ritagliarci momenti in cui essere presenti al 100% e provare a guardare il mondo attraverso i loro occhi, invece che con il filtro di una fotocamera.
Si dice spesso che “i bambini devono fare i bambini”: forse però è altrettanto vero che, ogni tanto, anche gli adulti dovrebbero concedersi di tornare bambini!